La cronaca di questi giorni purtroppo racconta ancora episodi tragici ai danni di donne. Due nomi: Giulia Cecchetin e Francesca Romeo, una ragazza uccisa dall’ex fidanzato e una psichiatra uccisa a Reggio Calabria in un agguato.
Per l’Organizzazione mondiale della salute, la violenza contro le donne è uno dei principali problemi di salute pubblica: nel mondo 1 donna su 3 ha subìto violenza sessuale o fisica nel corso della propria vita. In Italia dall’inizio dell’anno sono 105 le donne uccise e di questi omicidi l’83,39% sono commessi da familiari, ex partner o compagni.

«In Toscana – spiega la presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Grosseto, Paola Pasqualini, anche coordinatrice nazionale della Medicina di genere – abbiamo il Codice rosa, un progetto nato proprio a Grosseto, grazie alla dottoressa Vittoria Doretti, In ogni pronto soccorso c’è una stanza dedicata alle vittime di violenza. Il servizio impegna una task force inter-istituzionale, formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, forze di polizia: questo permette di prestare immediate cure a chi subisce violenza e contemporaneamente di intervenire sugli autori delle violenze». 
 
I dati presentati dall'Asl Toscana Sud Est dicono nel 2022 sono stati registrati 641 casi di Codice rosa (nel 2021 erano 557): di questi 256 nella provincia di Grosseto, 263 nella provincia di Arezzo, 122 nella provincia di Siena. Per il primo semestre del 2023 si registrano 119 accessi al Codice rosa per la provincia di Grosseto, 84 per la provincia di Arezzo e 68 per la provincia di Siena.

«I numeri parlano da soli – commenta Pasqualini –. Le leggi ci sono ma vanno applicate al meglio e forse non bastano. Ancora oggi la violenza sulle donne è un fenomeno dilagante: quella parità di genere di cui si sente molto parlare non ha raggiunto l’obiettivo principale, quello cioè di educare le persone al rispetto dell’altro, a prescindere dal genere. Tutt’oggi nonostante la diffusione di tanti canali per denunciare le violenze, molte donne restano in silenzio e invece è il momento di parlare, di unirci ancora una volta e combattere per cambiare la cultura della violenza e della sopraffazione. Indossiamo qualcosa di rosso non solo il 25 novembre ma tutti i giorni».