Nell’Asl Toscana Sud Est sono stati 227 nel 2022 contro i 128 del 2021. Paola Pasqualini, presidente dell’Ordine dei medici di Grosseto:
«I maltrattamenti fisici o verbali devono essere denunciati. Domenica 12 marzo si celebra la giornata contro la violenza agli operatori sociosanitari»

Domenica 12 marzo si celebra la seconda Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari. I casi di maltrattamenti ai danni di chi lavora nell’ambito sociosanitario sono in aumento. Nel 2021 nell’azienda sanitaria Toscana Sud Est erano stati denunciati 128 episodi di violenza, nel 2022 sono saliti a 227, 181 aggressioni verbali e 46 fisiche. I più colpiti sono gli infermieri con 141 casi, 39 sono stati ai danni di medici e 28 agli operatori sociosanitari. Le altre segnalazioni sono arrivate dagli assistenti sociali e dai dipendenti dei settori amministrativi. Le aggressioni principalmente hanno interessato le donne, con 185 episodi, e le aree maggiormente colpite sono quelle dell’emergenza e della salute mentale.  

«Questi dati parlano da soli – spiega la presidente dell’Ordine dei medici di Grosseto, Paola Pasqualini –: gli episodi sono cresciuti in modo esponenziale rispetto al passato e purtroppo questo fenomeno non accenna a diminuire. Gli ambiti del pronto soccorso, della guardia medica e dell’igiene mentale rimangono i più colpiti. Sono loro gli operatori in prima linea e il cittadino insoddisfatto del Sistema sanitario nazionale, a causa della carenza di personale o dei tempi di attesa spesso troppo lunghi, scarica sul sanitario il proprio disagio, senza comprendere che gli operatori sono a loro volta vittime. Non si comprendono gli sforzi di chi lavora nel settore sanitario, in termine di ore e stress accumulati. Culturalmente si è dimenticato il ruolo fondamentale e etico di queste professioni che di fatto dispensano cure e aiutano chi si trova in difficoltà». Un problema che deve essere affrontato per mettere in sicurezza chi lavora ogni giorno nelle strutture sanitarie. Come fare? «Prima di tutto occorre denunciare – continua la presidente –: spesso chi subisce atti di violenza, anche verbale, evita di coinvolgere le autorità competenti per svariati motivi. D’altro canto anche l’azienda sanitaria dovrebbe lanciare un messaggio forte, costituendosi parte civile quando accadono fatti di questo tipo. E poi dobbiamo parlarne: la sensibilizzazione sull’argomento è fondamentale per far capire ai cittadini l’impegno e la dedizione che il personale sociosanitario mette nel proprio lavoro, così che certi episodi diventino sempre più rari. A fine marzo è previsto l’inizio di un progetto formativo per ogni area provinciale proprio su questo argomento, perché la sensibilizzazione deve essere rivolta all’esterno e anche all’interno delle nostre strutture».