Per il 95% dei cittadini, indipendentemente dall'orientamento politico e dalle condizioni sociali e culturali, il medico resta la fonte più affidabile quando si tratta di acquisire informazioni sulla salute, anche nell'era dei social e dell'intelligenza artificiale.
È quanto risulta da un sondaggio pubblicato sull'autorevole rivista American Medical Association, ripresa dal portale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, dove il cittadino può trovare informazioni sulla salute fondate sulle più aggiornate evidenze scientifiche.
Un risultato confermato dai dati italiani: secondo un sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli e presentato nell'ottobre scorso, infatti, la fiducia nel proprio medico di famiglia è massima, superiore a quella riposta in ogni altra figura o istituzione. E ancora: in una precedente indagine condotta per Fnomceo dal Censis, l’87,1% degli italiani dichiarava di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiungeva il 90% tra gli over 65 anni) e il 72% di sceglierlo come fonte privilegiata delle informazioni di salute. Una fiducia ulteriormente aumentata con la pandemia. Dunque, dev'essere il medico il punto di riferimento anche quando si tratta di acquisire informazioni sulla salute, per determinare, insieme a lui, le proprie scelte.
L'autorevolezza del medico è basata sulla professionalità acquisita in anni di studi e nell'aggiornamento continuo che la nostra professione impone per poterla svolgere nel migliore dei modi, fornendo indicazioni diagnostiche e terapeutiche certe e professionali. È vero che il paziente deve essere coinvolto nelle decisioni, perché nessun caso è uguale all'altro, ma alla fine – raccolte dal paziente tutte le informazioni necessarie – è sempre il medico che deve decidere la terapia più appropriata e il paziente non deve far altro che affidarsi alle sue decisioni anziché suggerire terapie che non possono essere basate sulle conoscenze di cui il medico è dotato.
Per questo è ancor più importante il ruolo del medico di famiglia, sicuramente il professionista che più di tutti è a conoscenza della storia clinica dei suoi pazienti e per questo capace di valutare ogni singolo caso. Il rapporto tra medico e paziente dev'essere fondato sulla professionalità, non è un rapporto commerciale bensì di fiducia, e proprio questo dovrebbe portare alla massima appropriatezza possibile della terapia e di conseguenza anche alla riduzione delle liste d'attesa per le prestazioni sanitarie, le cui richieste dovrebbero essere conseguenti al consulto con un professionista e non basate sulle personali convinzioni del paziente.