Il tema del giorno: "La legge sul consenso" di Giovanna Abate

Il consenso non è solo un principio giuridico: è la base della relazione di cura, il fondamento della fiducia tra un medico e paziente. Ogni giorno, nei nostri ambulatori e nei reparti, ricordiamo che la salute non si tutela senza ascolto, senza libertà, senza la possibilità di dire sì o no in modo chiaro e consapevole. Ma non è solo quello, è il cuore di ogni relazione, il segno che ciò che accade tra due persone è scelto, voluto e condiviso.

La legge sul consenso, che avrebbe sancito il principio – senza consenso è violenza – è oggi ferma nonostante fosse stata accolta con entusiasmo e speranza, è rimasta sospesa come se fosse un tema da rimandare. Ma il consenso non si può rimandare. Non è un argomento da trattare più avanti. È un linguaggio che serve oggi, nelle scuole, nelle famiglie, nelle relazioni quotidiane. Serve per insegnare che il silenzio non è un sì, che la libertà di dire no è sacra, che il rispetto comincia con l’ascolto. 

Il blocco della legge lascia un vuoto, non solo giuridico, ma culturale, perchè quando una norma si ferma, il messaggio che arriva è che la società può aspettare. E invece non può. Non possiamo aspettare per dire che la dignità di una persona si misura nella sua libertà di scegliere. Non possiamo aspettare per insegnare che il consenso è la base di tutto. 

Per noi medici il consenso non è mai fermo: è pratica quotidiana, è responsabilità professionale. Come Ordine dei medici vogliamo ribadire che il consenso non è un concetto astratto: è un linguaggio che educa al rispetto, alla libertà e alla dignità. Il blocco normativo lascia un vuoto, ma non ci esime dal compito di educare e testimoniare. Perché il consenso non è un dettaglio burocratico: è segno del rispetto della persona, della sua dignità, della sua libertà.

La legge è sospesa, ma la cultura del consenso può e deve andare avanti.